Tra poco saranno cinquanta anni che è stata inventata la vitrectomia. La vitrectomia è stata inventata nel millenovecentosettantaquattro ed era un intervento assolutamente arcaico in cui si eseguiva un piccolo foro allora di calibro 17G all’interno della sclera, della parte bianca dell’occhio. Si entrava dentro e si cercava di tritare il vitreo e di aspirarlo.
Solo nel decennio successivo sono usciti vitrectomi performanti sul mercato e si sono cominciati ad eseguire gli interventi di vitrectomia.
La vitrectomia è cominciata quindi negli anni ottanta con il diametro di 20G, il G detto anche Gauge è il diametro degli aghi internazionalmente stabilito, il 20 corrisponde a un diametro esterno di 0,9 millimetri.
La vitrectomia si è evoluta negli ultimi quaranta anni: dal 20G è passata al 23, al 25 e finalmente al 27G ormai da sette-otto anni.
La vitrectomia 20G è una vitrectomia che tutt’oggi viene eseguita soprattutto nei casi complicati; naturalmente i fori nella parte bianca dell’occhio che vengono eseguiti sono di una discreta dimensione e vanno quindi suturati alla fine dell’intervento.
Con l’avvento della 23G, della 25 e della 27G si è andati verso una miniaturizzazione delle porte e quindi un miglioramento della performance degli interventi e quindi un miglioramento della compliance del paziente che ha un recupero visivo molto più veloce e un post operatorio molto meno fastidioso. L’intervento chirurgico viene eseguito in anestesia locale e ha come oggetto tutte le patologie della retina e del vitreo. Il diametro delle porte con cui viene eseguito l’intervento, che sono fondamentalmente 3 o 4 o 2 a seconda del tipo di trattamento che viene fatto, sono di un diametro che è stato decrescente in questi anni. Abbiamo quindi lo stato dell’arte di oggi che è il 27G.
Il 27G corrisponde a 0,41 millimetri, quindi siamo passati da vitrectomia 20, 0,9 a vitrectomia 23G, 0,6, vitrectomia 25, 0,5 e finalmente vitrectomia 27G, 0,41. Quindi all’aumentare del numero dei G, dei Gauge, diminuisce il diametro. Se noi andiamo a calcolare l’area che va a incidere sulla performance dello strumento che andiamo ad inserire, ci rendiamo conto che c’è una differenza molto più grande, perché se noi pensiamo che una vitrectomia 25 è uguale a una vitrectomia 23, è uguale a una vitrectomia 27, commettiamo un grosso errore. Dalla vitrectomia 20, quindi con un diametro di 0,9, siamo passati, partendo da un’area di 0,63 millimetri, siamo passati ad un’area con la 23G di circa 0,28 millimetri quadrati e quindi abbiamo un dimezzamento di questo diametro. La performance dal 20 al 23 è stata molto più alta, quindi praticamente dimezziamo il diametro. Al passare dalla 23 alla 25, siamo passati da 0,28 a 0,19, quindi abbiamo avuto una ulteriore miniaturizzazione, quindi 0,19 millimetri quadrati. Ricordiamo che siamo partiti da 0,63 con il 20G. Alla fine, lo stato dell’arte di oggi, che è la vitrectomia mininvasiva 27G, con diametro di 0,41 millimetri, insiste su un’area di soltanto 0,13 millimetri quadrati, che non è nient’altro che quasi la metà dell’area del 25G.
Quindi passare da 25G a 27G non significa diminuire il diametro soltanto di 0,1 millimetri, perché in realtà l’area su cui andiamo a lavorare è quasi della metà. Quindi il salto prestazionale tra 25G e 27G non è soltanto di 0,1 millimetri, perché non bisogna calcolarlo in senso lineare di diametro, ma bisogna calcolare l’area. L’area è passata da 0,19 a 0,13 millimetri quadrati, quindi si è quasi dimezzata.
Infatti, pur mantenendo inalterate le prestazioni delle macchine e quindi tempi di intervento sono praticamente gli stessi della 25G, chiaramente la miniaturizzazione ha consentito di lavorare molto più sul piccolo e quindi da preferire assolutamente una vitrectomia 27G per questioni puramente di diametro e di dimensione degli oggetti che andiamo a inserire nell’occhio.