L’endoftalmite è un’infezione oculare grave che colpisce il corpo vitreo, la sclera, l’uvea e la retina, potenzialmente evolvendo in panoftalmite che infiamma l’intero occhio. Virus, funghi e batteri ne sono le cause principali, spesso a seguito di interventi chirurgici con strumenti non sterilizzati, traumi, uso di immunosoppressori, infezioni endogene a seguito di ascessi, alimentazione parenterale, emodialisi, iniezioni endovenose e procedure odontoiatriche.
I sintomi includono infiammazione della retina e del corpo vitreo, arrossamento della congiuntiva, pus, gonfiore delle palpebre, fotofobia e dolore oculare. La diagnosi precoce è fondamentale e si basa su osservazione clinica, ecografia bulbare e test colturali per identificare l’agente patogeno.
Questo argomento è stato trattato in un articolo pubblicato su ohga.it
Il trattamento dell’endoftalmite varia: nei casi lievi si ricorre ad antibiotici e pomate, mentre in quelli più gravi, l’intervento chirurgico diventa necessario. Tra le tecniche chirurgiche, la vitrectomia gioca un ruolo cruciale. Questa procedura comporta la rimozione del corpo vitreo infetto e, se necessario, l’asportazione del tessuto danneggiato. La vitrectomia è particolarmente efficace nel fermare l’avanzamento dell’infezione e nel rimuovere agenti infettivi direttamente dall’occhio.
L’uso combinato di corticosteroidi e antibiotici, somministrati per via endovenosa o localmente, può accompagnare l’intervento chirurgico. Questa strategia mira a ridurre l’infiammazione e a combattere l’infezione a livello sistemico. Tuttavia, la riuscita nel recupero della vista dipende dall’entità del danno oculare al momento della diagnosi e dall’efficacia dell’intervento chirurgico. Pertanto, la tempestività nella diagnosi e l’intervento precoce sono essenziali per massimizzare le possibilità di un esito positivo nel trattamento dell’endoftalmite.
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